Prima Parte

Benché la comunicazione con gli esseri disincarnati non sia troppo largamente praticata nei Paesi industrializzati, essa ha di fatto occupato un posto di tutto rilievo in seno all’evoluzione umana di cui si abbia conoscenza. Fin dai tempi più remoti, i popoli hanno ricercato informazioni e consigli presso quanti vivono “dall’altra parte”. Leggi tutto

Ricordo bene il giorno in cui attraversai le vaste distese della Grande Prateria, a testa alta, le piume del copricapo ondeggianti al vento. I soldati videro soltanto la mia figura che si stagliava contro il cielo. Mi avvicinai lentamente, le braccia scostate dal corpo ed i palmi delle mani rivolti verso di loro, in segno di pace. Osservavo le ondate d’amore che si sprigionavano dalle mie mani e che avevano tutta la forza dell’amore da me espresso prima e dopo il Golgota. Leggi Tutto

Noi siamo il Popolo degli Uccelli, il Clan Solare, i Figli delle Stelle. I miti africani relativi alla creazione dell’universo ricordano la nostra esistenza, gli aborigeni australiani ci onorano e le tradizioni popolari di tutti i popoli della Terra evocano la nostra presenza: siamo la fonte di ogni natività, la maniera in cui la creatività dello spirito si manifesta in questo mondo ed in tutti i mondi superiori. Individualizzati ed intelligenti, in virtù della nostra natura spirituale, rappresentiamo l’influenza tangibile attraverso la quale un Creatore onnipotente opera l’unione con un mondo materiale. Leggi Tutto

Nonostante la ribellione delle razze guerriere, alcuni popoli continuarono ad opporsi all’idea di ricacciare i loro spiriti stellari. Attorno ai fuochi, durante le riunioni dei consigli, rappresentavamo ciascuna delle tribù rimaste fedeli attraverso un piccolo cerchio tracciato sulla sabbia, ed intorno a questi Custodi dei Cerchi di Luce disegnavamo poi un’ampia circonferenza, simbolo del Grande Spirito che tutti li racchiudeva. Tra noi ci riconoscevamo col nome di “Ongwhehonwhe”, che significa “il popolo fedele alla realtà”. Leggi Tutto

Veniamo designati con numerosi appellativi. Siamo stati chiamati angeli, Popolo degli Uccelli, Sé Superiori, Hoksedas, Spiriti delle Stelle. Ma la realtà della nostra natura supera il significato evocato da una semplice parola. noi siamo le innumerevoli proiezioni dell’Eterno Uno, siamo spiriti destinati a fondersi negli esseri umani di oggi. Attualmente voi credete di essere il vostro ego, ma quest’ultimo rappresenta solo una metà dell’equazione umana. Un uomo completo è una stretta alleanza di spirito ed ego. Leggi Tutto

Veniva dalle stelle. Numerose furono le tribù che ricevettero la sua visita, ed ognuna di esse la chiamava con un diverso nome. Ora potete immaginarla così come apparve a due cacciatori sioux che stavano camminando a piedi nudi lungo le pendici ondulate delle colline che costellavano la grande prateria. Leggi Tutto

La nostra visione originale lasciava intendere che i popoli americani avrebbero mantenuto la loro integrità. Se tale visione si fosse realizzata, gli scambi tra americani ed europei sarebbero stati di natura strettamente educativa, ed i popoli d’America avrebbero svolto il ruolo di maestri e di guaritori, per guidare consapevolmente le razze guerriere fuori dalle tenebre. Leggi Tutto

Erano ormai alcune settimane che vivevo con i Mohawk. Fin dal mio arrivo, essi avevano tollerato la mia presenza con riluttanza, considerandomi uno straniero dai modi schietti, venuto dal nord, ma da quel momento in poi, non avrei nemmeno più avuto diritto a quella fredda accoglienza. Leggi Tutto

Come avevo sperato, il Popolo della Selce fu il primo ad accettare di appartenere ad una confederazione tribale, a patto che potessi farmi garante della buona volontà delle altre nazioni irochesi. Leggi Tutto

La visione che mi era apparsa in una notte stellata di cinque inverni prima diventava ora realtà. L’anno precedente avevo visto la quinta nazione, quella dei Seneca, aderire alla pace, ed i principali rappresentanti delle cinque tribù irochesi erano stati adesso convocati allo scopo di istituire ufficialmente la lega. Leggi Tutto

In quell’assembramento di cacciatori e guerrieri, accadde poi qualcosa di assai particolare. Più tardi, alcuni dissero che si era prodotto un miracolo, tuttavia i testimoni della scena non ci trovarono nulla di anormale. In realtà, la nostra dimostrazione non fu che passeggera, tanto il fatto ci parve naturale ed attinente al racconto di Hiawatha.  Leggi Tutto

La pace regnò dunque nelle foreste dell’America del Nord durante la luna delle Oche Dirette a Sud, l’anno in cui piantammo l’Albero dalle Grandi e Lunghe Foglie, undici secoli dopo le attività che avevamo condotto in Galilea. Col tempo, i Tuscarora si unirono alla Confederazione, che divenne allora quel gruppo di sei nazioni menzionato dalla storia. Col passare degli anni, decine di altre tribù e nazioni poterono beneficiare della pace diffusa da questa potente alleanza: la Lega degli Irochesi ebbe un impatto su tribù lontane, come quelle degli Osage e degli Omaha, e partecipò attivamente alla diffusione della saggezza del Cerchio Sacro e della pace che da esso procede, così come l’estate procede dalla primavera.  Leggi Tutto

Ascoltate, esseri umani che vivete oggi; prestate orecchio, così come la femmina del passero è attenta al richiamo del suo innamorato portato dal vento. Ci rivolgiamo a voi nei vostri sogni, in alcuni frammenti di canzone che udite distrattamente, vi parliamo per bocca dei bambini, attraverso le pagine di questo libro. Ma più ancora, vi parliamo dal più profondo del vostro essere. Ascoltateci e rammentate chi siete.  Leggi Tutto

Seconda Parte

La Mente Serpentina Si libera Dai rami della confusione Dischiude la propria conoscenza per salutare l’alba. Leggi tutto

Dietro i venti leggeri che bisbigliano tra le cime degli alberi, delle energie pure e delicate penetrano pulsando nel vostro mondo. Esse provengono dai livelli spirituali, da un livello di energia per voi invisibile, ma non per questo meno reale di tutto ciò che potete toccare o sentire. Leggi Tutto

Il nostro compito è quello di popolare un universo materiale di creature in grado di esprimere l’equilibrio tra le polarità stellari e planetarie. Abbiamo bisogno di esseri che abbiano una sostanza – carne ed ossa, ali, pelliccia, squame, occhi! – esseri sensibili ai suoni ed alla luce. Vogliamo abitare forme fatte di terra e di luce celeste. Siamo interessati agli uomini: gli artisti, i creativi, gli innamorati che celebrano gli elementi intonando un canto alla Vita. Leggi Tutto

La storia dell’umanità ha costituito una rappresentazione incompleta e parziale dell’universo, una creazione dell’immaginazione umana basata sull’osservazione di esseri che non sono in grado di captare le frequenze energetiche più sottili, laddove i disegni perfetti del mondo spirituale si dispiegano in tutta la loro evidenza. Leggi Tutto

Noi, gli esseri del Popolo Alato, giungiamo in quest’epoca non per materializzarci soltanto, ma per incarnarci. Oggi torniamo su un’onda di luce, animati da una pulsazione di nuova intensità. Abbiamo la capacità di materializzarci attirando gli atomi e le molecole all’interno dei nostri campi luminosi, ma non siamo qui per questo. Cerchiamo di incarnarci in esseri umani particolari, i cui corpi attuali si siano sviluppati da feti formati sui modelli vibratori della nostra luce. Leggi Tutto

Quando studiate nella sua pura essenza la natura della bellezza che sta dietro la perfezione del maschile e del femminile, trovate Dio. Giacché alla fonte, al centro, nel cuore di tutto ciò che è femminile si trova Dio, e nel cuore, al centro, alla fonte di tutto ciò che è maschile si trova Dio: lo stesso Dio, l’Uno, il Grande Spirito; e questa è la natura di Dio. Leggi Tutto

Il concepimento di una vita nuova esige un’intenzione creatrice fortemente concentrata: richiede un’attenzione così profonda e precisa nei confronti dei dettagli, che se questa concentrazione dovesse disperdersi contemporaneamente tra molteplici cellule, il miracolo del concepimento non potrebbe avvenire. Leggi Tutto

La giornata volgeva al termine. Penetrai nella penombra della capanna e sedetti a gambe incrociate in un cerchio di persone mezze nude. Leggi Tutto

Quando ebbe termine la cerimonia della Capanna del Bagno di Vapore, che aveva ridestato in me il ricordo del Cerchio dei Fedeli delle Stelle, mi trovai in uno stato di consapevolezza pura, non verbale. Leggi Tutto

Conclusione

La giornata volgeva al termine. Penetrai nella penombra della capanna e sedetti a gambe incrociate in un cerchio di persone mezze nude.

Affascinato, osservai le pietre rosse ed incandescenti che, una ad una, venivano portate e deposte in mezzo al nostro cerchio. I movimenti si fecero lenti. L’ultima pietra venne posata e l’ingresso della tenda venne chiuso ermeticamente. Potevo percepire l’oscurità, il silenzio e l’immobilità dello spazio umano; il tempo scorreva senza tempo, senza punti di riferimento. Ed improvvisamente, scaturì la luce. La radice di sedano seccata danzava sulle pietre scaldate a fuoco, volteggiando e scintillando come diecimila stelle luminose sul grande sentiero eterno della Via Lattea. I ricordi emersero da qualche regno inesplorato racchiuso dentro di me, e disegnarono forme in questo avvampare stellare. Percepii una potenza senza nome, intima, familiare.

Avevo spesso sentito parlare della cerimonia della “Sweat Lodge” (Capanna del Bagno di Vapore), ma era la mia prima esperienza condotta in una capanna tradizionale degli Indiani d’America. La struttura a cupola era stata eretta sulle pendici del monte Shasta da un membro della tribù Karuk. Ogni elemento dell’armatura era costruito con il tipo di legno richiesto dalla tradizione ancestrale della tribù. Tappezzata di coperte colorate, la “capanna del bagno di vapore” era situata in prossimità di un torrente dalle acque pure e gelide, alimentato da una sorgente. La cerimonia veniva celebrata tra le montagne, la prima sera del raduno del Seme Stellare.

Molte pagine sarebbero necessarie per descrivere ciò che accadde sotto quella tenda. Anche nel silenzio che era calato prima che le pietre venissero spruzzate d’acqua, le parole con le quali tentavo di tradurre la mia comprensione di quanto avveniva si facevano elusive, sfuggenti come foglie morte prese dal turbinoso vento dello spirito. Ma quando l’acqua venne versata su quei gioielli della terra scarlatti e scintillanti, e quando il primo sbuffo di vapore riversò la sua potenza nell’aria, mi parve che un’improvvisa ed acuta vampata di ricordi venisse a cacciare le ultime parole, foglie già a brandelli, per respingerle nella notte più profonda. Mi ritrovai sospeso nel silenzio, un silenzio denso e duraturo, un silenzio nel quale il linguaggio non pareva sul punto di cessare, quanto piuttosto in attesa di nascere.

Quando iniziarono i canti, scoprii di conoscerne le parole, la melodia, il ritmo, le modulazioni: ne conoscevo ogni significato. Senza riflettere, con naturalezza, cantai dal profondo del cuore nella lingua madre degli Indiani d’America.

Poco dopo aver intonato il canto, rammentai – quasi per caso, come qualcosa di poco importante – di aver trascorso molto più tempo a cantare nelle “sweat lodges” che… in auto, ad esempio.

Sembrerà strano, ma quando la mia coscienza s’impregnò di questa consapevolezza, non fu affatto come se ritrovassi il ricordo delle “capanne del bagno di vapore” e dei canti. La mia mente non aveva mai dimenticato un’esperienza di tale intensità. Avevo piuttosto l’impressione di ricordarmi dell’automobile come di un’immagine recente e vacillante, ben presto affidata al vapore, alle cavallette, alle rane, al canto dell’acqua che rimbalzava sulle rocce al chiaro di luna. Trascorsero delle eternità. Quanti erano presenti nella capanna si erano uniti in un solo essere, un solo battito del cuore.

L’acqua venne ripetutamente gettata sulle pietre incandescenti.

Sprigionatisi dalle profondità interiori, ricordi inattesi esplosero in me. All’improvviso, altre stelle presero a danzare nell’immensità notturna; e stavolta non si trattava della radice di sedano seccata, ma di autentiche stelle scintillanti in un cielo altrettanto autentico, ben al di sopra di un luogo che sentivo di amare con un’intensità inesprimibile.

Facevo parte di un cerchio di Esseri di Luce riuniti in occasione di un altro incontro. Condividevamo pensieri che erano parte del nostro scopo. La disposizione stessa del nostro cerchio e la sua collocazione tra le stelle erano destinate ad imprimere in noi altri elementi, affinché più tardi, se ci fossimo un giorno trovati tranquillamente addormentati sotto le coperte della storia, l’immagine del Cerchio dei Fedeli delle Stelle risvegliasse qualcosa di perduto in noi, incitandoci a tornare ad essere vigili.

Attirando oggi la vostra attenzione su questo incontro – e condividendo con voi l’esperienza di quel ricordo – il mio scopo è quello di rammentare, a tutti coloro che vi hanno assistito, la sacra fiducia che il Creatore di tutto l’universo ci accordava a quel tempo.

Forse ve ne ricordate. La nostra riunione non si tenne sul piano fisico della Terra, ma sulle frequenze superiori del mondo spirituale, negli strati più elevati dell’atmosfera, oltre il 33° parallelo di latitudine nord. Da quel luogo, potevamo osservare sotto di noi la rotazione regolare dell’emisfero settentrionale, lo scorrere di oceani, isole e continenti.

Quanti erano presenti a quel raduno non proiettavano allora alcuna identità sulla Terra. Nessuno di noi era specializzato in quel conflitto di “cooperative della realtà” che si era espresso attraverso la Seconda Guerra Mondiale. E se ne fossimo stati al corrente, nessuno di noi avrebbe approvato una soluzione così estrema, poiché la strategia che consiste nel proiettare le incarnazioni così brutalmente nel risveglio era estranea alla nostra forma di pensiero ed, in ogni caso, non necessaria.

Eravamo degli spiriti con una positiva esperienza riguardo alla cooperazione dei nostri corpi, delle nostre menti e dei nostri cuori durante i periodi in cui avevamo assunto forma umana. Per questa stessa ragione, la maggior parte di noi non era più tornata sulla Terra per un certo periodo, (e per molti degli esseri allora riuniti si dovrebbero fare dei calcoli per poter stabilire se quel periodo fosse di secoli o di millenni). Alcuni di noi erano intervenuti per guidare l’umanità durante i periodi decisivi ch’essa aveva più di recente attraversato, ma era davvero una minoranza.

Il Grande Essere Angelico il cui corpo manifesto è il Sole, aveva convocato la nostra assemblea per una procedura ordinaria che non ci sorprese affatto. Eppure, quel tipo di riunioni era solitamente destinato agli esseri prossimi ad incarnarsi e, tra noi, rari erano quelli animati da una tale intenzione. La nostra attenzione fu attratta dall’importanza inabituale di quella riunione quando, danzando sul volto del Sole, scoprimmo l’espressione della Madre Universale. Naturalmente, non appena iniziò la trasmissione del pensiero, fu lei a parlarci, colei il cui corpo è formato dalle galassie. Rivolgendosi a noi, essa volle offrirci una specie di introduzione, che si rivelò utile per prepararci agli avvenimenti che seguirono; penso infatti che, senza il suo tramite ed i suoi consigli, la sorpresa suscitata da ciò che in seguito ci apparve avrebbe potuto essere tale da ritardare come minimo la nostra azione: vedemmo nientemeno la luce bianca dell’Eterno così chiaramente come di rado era accaduto nelle stelle.

È vero, vivevamo nella presenza del Grande Spirito, e sapevamo qual era la fonte dalla quale attingevamo la nostra esistenza: ma vedere tale presenza concentrata in un fuoco così denso e netto era diverso da ciò a cui eravamo abituati, così come la luce solare diffusa è diversa dalla luce solare convergente in un unico punto attraverso una lente.

Nel corso della comunicazione che seguì, le tre manifestazioni dell’Essere – solare, universale ed eterna – si compenetrarono, si unirono, si fusero in una trama di colori rivelatori della loro tonalità. Risultava talvolta difficile identificare quale componente della Trinità stesse parlando, così intrecciate erano le onde e profonda la concordanza dei loro disegni. Il Creatore si espresse attraverso questi tre elementi, fornendoci istruzioni precise. Vi riporterò le sue parole nella maniera più fedele possibile consentitami dalla memoria.

«Siete invitati ad incarnarvi in un mondo nel quale l’illusione domina la mente ed il cuore degli esseri che ho creato a mia immagine e somiglianza – ci venne annunciato. – Quanti tra voi accetteranno l’invito, vivranno ben presto gli ultimi giorni dell’infanzia dell’umanità, in una situazione nella quale le correnti della paura hanno condotto l’esperienza della separazione. Ho stabilito la durata di tale ciclo e la sua fine è prossima. Ho posto in campo le forze esterne che separeranno nella coscienza umana la paura dall’amore, bandendo la prima e riscattando il secondo.

Vi invito a diventare i miei rappresentanti in seno alle civiltà governate dalla paura, affinché possiate agire dall’interno e nel migliore dei modi, onde completare le trasformazioni che io introduco dall’esterno. So che il corpo fisico di alcuni esseri pieni di paura non sopravviverà probabilmente alla separazione della paura e dell’amore; ma so anche che non c’è nessuna buona ragione perché anche solo un essere umano si disincarni necessariamente durante questa scissione.

Vi ho chiamati perché in passato siete stati capaci di mantenere una grande armonia tra le componenti fisica, mentale, emozionale e spirituale di voi stessi. Ora vi invito ad incarnarvi presso i popoli della Terra. Non ve l’ho chiesto prima, poiché, in tempi storici, le condizioni terrene non permettevano il diffondersi della nostra coscienza. Ma il risveglio della coscienza umana è iniziato. Molti esseri umani sono ormai ricettivi all’informazione vivente, e la vostra presenza contribuirà enormemente a minimizzare il trauma che il cambiamento di era potrebbe causare.»

Ricordo perfettamente.

Mentre ci veniva spiegato che la Terra stava vivendo una specie di “cambio della guardia”, il pianeta in rotazione – che fino ad allora si era segnalato solo per il dolce altalenare delle stagioni – mostrò improvvisamente un’enorme ferita. Una nuvola circolare, grigia e minacciosa, rotolò verso di noi all’alba del nuovo giorno, e andò ad oscurare la parte meridionale dell’arcipelago giapponese.

Quando il nostro sguardo riuscì a penetrare attraverso di essa, scoprimmo che poggiava su una colonna nera, un vortice infernale di inaudita distruzione. Ad ogni rotazione del pianeta, potevamo captare il crudo terrore degli uomini che si diffondeva verso l’alto, scatenandosi in ondate di paura attraverso i nostri cuori aperti. Poi, all’improvviso, rotolando verso di noi proveniente da Occidente, apparve un’altra nuvola. Un’immane colonna costituita di una sostanza rosso scuro venne a circondare un vuoto la cui presenza, in mezzo a tal caos, pareva altrettanto inverosimile quanto il caos stesso.

Rallentammo immediatamente la nostra percezione del tempo e, con una specie di effetto a zoom, ci avvicinammo alla crosta terrestre per vivere quel giorno. La terra, l’acqua, la materia organica si riversarono, si ammassarono, ribollirono all’interno di quel buco vuoto, per poi innalzarsi in furiosi turbinii che quasi ci sfiorarono.

Fin dove poteva giungere il nostro sguardo, il mondo sotto di noi era ridotto ad un vortice devastatore, sconvolto da palle di fuoco distruttrici che scoppiavano a caso qua e là, simili a quelle che avevo visto soltanto sulla superficie delle stelle. Ma non entrerò nei dettagli.

In quegli istanti, noi portammo l’eternità. In essi, noi riunimmo ancora gli elementi necessari all’instaurarsi della giustizia. Basti dire che quel giorno abbiamo conosciuto l’inferno; così facendo, sapevamo già quale risposta avremmo dato al Grande Spirito: sì, era venuto il tempo di incarnarci.

Ci venne spiegato che la nostra incarnazione aveva lo scopo di iniziare a mettere fine alle erronee premesse che erano state la base delle società storiche, di educare i popoli e di introdurre poco per volta la verità.

«Il vostro compito è quello di preparare gli uomini a vivere il momento in cui le menzogne responsabili di tutte le idee fondate sulla paura verranno definitivamente bandite dalla loro coscienza – proseguì il nostro narratore. – Potrà forse apparirvi strano, ma se l’umanità non è preparata, le sarà assai più difficile sopravvivere alla scissione, tanto la paura è annidata non solo nei suoi pensieri, ma anche nella percezione che gli uomini hanno della loro natura. Noi dobbiamo aiutarli a rilassarsi con le loro identità e a smettere di considerarsi delle entità vulnerabili.»

Come mi venne detto, per realizzare compiutamente tale progetto dovevamo per forza incarnarci, non in zone protette come eravamo abituati a fare in passato (in modo da avere a che fare con la paura il minimo indispensabile) ma tra le famiglie maggiormente soggiogate dalla paura che governava il pianeta. A tale scopo, saremmo stati strategicamente condotti a stabilirci tra gli esseri umani che, si pensava, avrebbero opposto maggior resistenza nei confronti delle nuove forze di insegnamento.

Il Creatore badò a spiegarci chiaramente che, divenendo carne, avremmo dovuto rinunciare ai legami abituali che ci univano alla nostra famiglia. Inoltre, al nostro risveglio sulla Terra, ci saremmo probabilmente ritrovati in un ambiente ostile ed alieno dal punto di vista vibratorio. Egli insistette sul fatto che non eravamo obbligati ad accettare tale missione, per compiere la quale dovevamo essere animati da una volontà pura e libera, e che se avessimo accettato, nulla avrebbe garantito che saremmo riusciti ad eliminare completamente il trauma della transizione, anche se un maggior numero di esseri umani avrebbe forse superato il periodo di separazione finale mantenendo intatto il proprio discernimento. Onde destare la nostra attenzione su questa opportunità, venne chiesto al nostro cerchio di riunirsi al di sopra del 33° parallelo, nel cielo stellato.

Fummo informati dei pericoli ai quali potevamo sicuramente andare incontro, vivendo in un mondo posto ancora troppo spesso sotto il dominio di organizzazioni motivate dalla paura.

«Il vero potere – spiegò Dio – sta nell’amore che fortifica ogni giorno del ciclo futuro. La nostra attuale strategia consiste nel permettere alle organizzazioni fondate sulla paura di proseguire nella loro opera di dominazione a livello delle apparenze, mentre ad un livello più impercettibile, indeboliamo la fonte del loro potere: la paura degli uomini. Al momento della caduta finale di tali organizzazioni, il trauma provocato nell’insieme degli uomini risulterà limitato, poiché il numero di quanti riporranno la loro fede nella paura sarà fortemente diminuito.»

Ci vennero poi rammentati i numerosi strati dei quali si compone la logica della paura, di cui ci eravamo noi stessi liberati in occasione delle nostre precedenti incarnazioni terrene. Ci venne chiesto di riunire tutto ciò che eravamo, tutto ciò che sapevamo e di incarnarci tra le nazioni del ventesimo secolo. La nostra missione era quella di conservare l’innocenza e la purezza del nostro essere, instaurando un rapporto con organizzazioni di tutti i tipi. Potevamo contare sul sostegno insito nella forza della nuova era.

«Voi non agite unicamente per il bene della vostra specie, ma anche per voi stessi e per tutti coloro che la vostra razza influenzerà in avvenire – ci venne detto – Per molti di voi che si incarneranno, le forme umane sono rimaste a lungo estranee al vostro campo di esperienza, ma siete sempre legati alle tribù guerriere da vincoli che voi stessi avete creato attraverso il pensiero, negli eoni passati, dei vincoli che avete messo da parte solo momentaneamente. Ma questo, lo sapevate fin dall’inizio.»

Il Cerchio dei Fedeli delle Stelle venne invitato ad incarnarsi in massa su tutto il pianeta.

Accettammo dunque tale proposta al fine di facilitare la transizione che attendeva gli esseri terreni. Il nostro disegno consisteva, e consiste tuttora, nel preparare il terreno al risveglio del Creatore e nel far dissolvere le strutture della paura che limitano la coscienza dell’umanità, dispiegando l’immenso amore che proviamo per questo pianeta benedetto.

Avremmo dunque preso forma umana: alcuni di noi si sarebbero incarnati in quella prima generazione di bambini, mentre altri l’avrebbero fatto in quella ancora successiva. Avremmo fatto del nostro meglio per condurre tranquillamente il mondo verso l’età nella quale il Creatore avrebbe potuto ridestarsi all’interno della razza umana, al fine di iniziare a guidarla come un solo ed unico organismo.

«Voi che dovete incarnarvi nelle dinastie della paura di quest’epoca – ci venne fatto notare – rischierete di dimenticare la ragione stessa della vostra incarnazione quando nascerete e crescerete sulla Terra, tanto le strutture e le energie che la paura rappresenta sono profondamente radicate nel subconscio degli uomini. Quando la vostra generazione giungerà alla maturità, vi darò un aiuto particolare affinché vi torni la memoria.»

Nella struttura del nostro corpo emozionale vennero allora impresse delle melodie non verbali, che a tempo debito si sarebbero manifestate, destinate a facilitare il nostro risveglio, quand’anche non avessimo totalmente riacquisito una comprensione cosciente. Alcuni tra noi furono incaricati di agire sul piano musicale e di introdurre queste melodie ad innesco.

Queste musiche vennero per la prima volta rivelate negli anni ’60, sotto forma di canzoni nelle quali, apparentemente, a volte, sembrassero insensate, vibravano potenti messaggi d’amore, di speranza e di gioia: grazie alla musica moltissimi esseri fino ad allora addormentati cominciarono a stiracchiarsi. Le prime luci dell’alba si diffusero dalla radio, prima ancora che la maggior parte degli uomini si rendesse conto che c’era un cielo a cui rivolgere lo sguardo.

Tuttavia, il nostro risveglio sarà compiuto solo quando ciò che si è manifestato su un piano emotivo si manifesterà anche su un piano concettuale. Ciò che intimamente conosciamo deve essere completato da una comprensione consapevole, affinché possiamo realmente intraprendere la guarigione che ci attende.

Ecco perché vi metto a parte di questi pensieri e di questi ricordi. La nostra generazione è ormai in grado di gestire la Terra e le sue risorse. Imiteremo scioccamente i metodi adottati dai veterani degli affari e della politica che si accontentano a loro volta di scimmiottare i metodi già impiegati da sovrani feudatari per fortuna allontanati dal potere? Oppure accetteremo di intraprendere una missione destinata a ricreare il nostro mondo ad immagine dell’amore?

Ora che la mia presenza è emersa in quest’epoca, sono sorpreso di scoprire che, molto tempo dopo la scomparsa dei feudatari, i loro concetti ancora permangono e continuano ad attirare l’attenzione degli uomini moderni. Questi signori di un tempo hanno certamente dovuto imporre ai popoli della terra il giuramento di vassallaggio. Pare che gli uomini siano stati asserviti per così lungo tempo da sentirsi oggi insicuri nell’agire di loro propria iniziativa! Essi scivolano ancora nelle oscure tradizioni feudali, sebbene queste ombre siano ormai così indistinte da doverne creare di nuove, semplicemente per perpetuare delle consuetudini.

La sfida che ci attende esige che ci risvegliamo e ci raggruppiamo allo scopo di mostrare con l’essenza la bellezza e la potenza del nuovo sentiero. Possiamo abbandonare il periodo crepuscolare che ha permesso ad un’immaginazione sonnecchiante di imporre come principio che il risveglio dovesse dipendere da qualche guru o da un’organizzazione umana, per meravigliosi ed illuminati che fossero; il nostro compito in questa era non è quello di organizzarci intorno a capi o sistemi ideologici o religiosi, ma di organizzarci intorno all’amore: l’amore per Dio, l’amore per il prossimo, l’amore per il nostro sacro universo.

Quanti tra voi erano allora al mio fianco, si ricordino del nostro cerchio. È ora di incarnarci, di proseguire l’opera di guarigione e di educazione per la quale siamo venuti sulla Terra.

Siamo stati disseminati su tutti i continenti del pianeta. Ascoltiamo la stessa musica mentre ci rechiamo a lavorare ad Hong-Kong, Londra, Tokio, New York. Prediligiamo la stessa visione sulla pace o sul disarmo, quando osserviamo i bambini che giocano nei parchi di Città del Capo, Parigi, Singapore o Roma. Condividiamo gli stessi sogni quando scende la sera su Adelaide, Tel Aviv, Rio de Janeiro o Leningrado. Da Città del Messico, Los Angeles, Toronto o Berlino, siamo tutti testimoni degli stessi eventi, nel momento in cui accadono, trasmessi in diretta. Insieme, apriamo gli occhi sui deserti, le montagne, le foreste, le giungle e le città di tutte le nazioni del globo.

Siamo gente di oggi. Solo noi possiamo scrivere la nostra sceneggiatura di vita. Analogamente a qualsiasi altra abitudine, anche la storia non ha affatto bisogno di ripetersi. E nessuna abitudine, per inveterata e tenace che possa essere, avrà la seppur minima possibilità di sopravvivere quando la coscienza, l’integrità e la determinazione spontanea caratterizzeranno la vita degli uomini.

Benché la nostra generazione si sia proposta di facilitare la futura transizione, questo compito non è esclusivamente nostro. Molti vi hanno partecipato e vi partecipano tuttora, e tutti gli uomini sono invitati a mettere a disposizione il loro talento e il loro ingegno. Non esiste alcun conflitto di interessi: si tratta semplicemente di sviluppare una nuova e penetrante visione della realtà e di capire che per l’umanità è giunto il momento di progredire.

Chi di noi si trova negli Stati Uniti, si risveglia in una delle società tecnologicamente più avanzate del pianeta, e se la nuova coscienza dirigerà gli strumenti e le risorse del nostro Paese, avremo enormi possibilità di beneficiare l’intera razza umana; il governo degli Stati Uniti non potrà far altro che riflettere i valori, il comportamento ed i principi che metteremo in pratica nella nostra vita.

I mass media ci rimandano la nostra immagine, ed ogni decisione del Congresso riflette il nostro amore, o la nostra mancanza di amore; quando i nostri cuori sono davvero aperti, non possiamo sottovalutare quanto potremmo fare per i popoli meno sviluppati materialmente, né dovrebbe scoraggiarci l’apparente lentezza dei cambiamenti comportamentali delle nostre istituzioni: il progresso della coscienza che precede il risveglio è sottile, e non sempre visibile in superficie, sicché ci vorrà del tempo, probabilmente, perché i nostri pensieri si riflettano nelle più vecchie fortezze delle organizzazioni umane. Ma non mi pare che il nostro governo ne faccia parte.

Proprio per le sue cospicue debolezze, il sistema governativo americano è una delle istituzioni più elastiche e flessibili, e già vedo il giorno in cui simpatizzerà per i fiumi, le montagne, le foreste e le pianure del Nord America (nonché per la gente che ama la natura), come oggi avviene nei confronti degli uomini d’affari di tutto il mondo.

Con una coscienza risvegliata, ed autenticamente americana, la politica statunitense smetterà di fare il verso al passato europeo, e non si prostrerà agli interessi commerciali e finanziari a breve termine i cui difensori, spiritualmente parlando, non hanno ancora notato la parola “New” (=nuovo, N.d.T.) che precede York, Hampshire o Jersey, senza parlare del “Nuovo” che sta davanti ad “Ordine dei Tempi” (sul sigillo degli U.S.A., N.d.T.).

Appena la nostra generazione avrà accesso alle vie del potere, non è necessario sperare che il governo (che i nostri avi hanno voluto “del popolo, fatto dal popolo e per il popolo”) diventi uno dei nostri mezzi espressivi nel mondo: è un’aspettativa legittima.

Siamo grati a tutti coloro che hanno dato un contributo positivo alla nostra società, e prendendo in considerazione le sfide, i doni dal cielo e le opportunità che verranno con la possibilità di prendere le redini, invitiamo tutti ad aggiungersi a noi per lavorare in modo nuovo con le risorse e gli strumenti di questo Paese.

Quando il pensiero esprime la creatività di un cuore compassionevole, persino le forze armate possono avere un ruolo significativo nel processo di transizione: ad esempio, l’esercito potrebbe, se sensibilizzato e sostenuto da chi ne ha la responsabilità, distribuire e trasportare viveri nei ventuno Paesi africani in cui le nostre sorelle ed i nostri fratelli muoiono di fame.

C’è un modo in cui potremmo usare l’influenza americana per ridurre la violenza nel mondo e farci davvero promotori della libertà? C’è un modo per canalizzare il potere di questa nazione indipendentemente dagli interessi finanziari che, in questa seconda metà del ventesimo secolo, tentano di servirsi dell’America come fecero con l’Inghilterra nel secolo scorso? C’è un modo per porre la sensibilità dei nativi americani a guida delle infrastrutture tecnologiche esistenti, sicché esse possano essere utili al genere umano in questo suo risveglio alla nuova realtà?

In America, ci sono molti eventi da cui trarre forza, anche solo dal numero di esseri umani consapevoli che quotidianamente interagiscono con l’ordine che si sgretola, oppure dal fatto che per ogni Martin Luther King, per ogni Robert Kennedy a cui vengono tarpate le ali, migliaia di altri uomini prendono a loro volta la fiaccola per continuare la loro opera con maggior determinazione, ancora più vigili ed informati.

È comprensibile che i nostri visionari possano a volte attirarsi addosso l’animosità o dei residui di paura, ma questo non intacca affatto ciò che conta davvero: hanno collaborato a far fare un altro passo avanti all’umanità, avvicinandola ancora un po’ alla luce. E se alcuni di loro cadono lungo la strada, come martiri di una visione non ancora pienamente incarnata, tuttavia la visione continua, cresce, sempre più forte e potente, sempre più chiara, finché scoppia in petto all’umanità in un’espressione di gioia e, contemporaneamente, di intenso desiderio.

È da qui, da dentro i nostri cuori, che l’energia emergerà per guarire e trasformare: “We are the World”, “Living Aid”, “Hands across America”, entrate provenienti da innumerevoli musicisti, atleti, artisti, organizzazioni umanitarie non governative che proliferano rapidamente, sono solo alcune delle manifestazioni iniziali di uno spirito emergente in America che è in armonia con il Calendario Maya, e che non è affatto estraneo al Calendario Cristiano.

I continenti americani possono influenzare il resto del mondo, irradiando un calore che farà germinare il seme della potenzialità umana, come la luce del sole scalda un giardino a primavera: questa influenza è la coscienza indigena, e ci tocca tutti, sostenendo i nostri passi verso la libertà e verso l’amore.

La coscienza originaria d’America dondola sulle altalene dei giardini d’infanzia, pattina nei parchi e nelle strade delle città, scorre nel profondo dei nostri ritmi, della nostra musica, nutre il cuore stesso dello sport, professionista o amatoriale. Parla di un sacro rapporto con lo spirito del luogo, di rispetto per la saggezza indigena di queste terre, di venerazione per questo pianeta che ci nutre, che sostenta le nostre famiglie, e su cui poggiano le strutture necessarie al nostro Paese. La coscienza di questa terra che chiamiamo America del Nord trova in noi nuova espressione, un’espressione più forte, che richiede spazio per crescere ed espandersi; ma non uno spazio geografico. Le serve solo lo spazio dell’anima.

La nuova frontiera è costituita dalla coscienza.

Questo pianeta benedetto, il terzo partendo dalla stella che chiamiamo Sole, ha bisogno di voi e di me per manifestare tutto il proprio potenziale. Abbiamo l’opportunità di offrirgli un magnifico dono, un dono ch’esso non ha mai smesso di desiderare ardentemente fin dal momento in cui la nostra razza è apparsa per la prima volta nei suoi sogni. Il dono siamo noi, ridestati, interi, incarnati. Basta con il saccheggio delle foreste e dei terreni.

Ecco la primavera. La situazione è chiara. È tempo di varcare i limiti che restringono in maniera così arbitraria le nostre potenzialità. Questa terra è la vostra terra, questa terra è la mia terra. Ma così come essa ci appartiene, noi apparteniamo a lei. Il Cerchio Sacro non può essere rinnegato ancora a lungo. Il Cerchio esige di essere compiuto, dalla California alle isole New Yorkesi, dallo Yukon al Rio Grande. Come Sacagawea1 guidò un tempo Lewis e Clark fino alle sponde del Pacifico, così oggi una coscienza autocritica si ridesta per guidare la nostra tecnologia attraverso il labirinto politico ed economico dei prossimi venticinque anni. Rendiamo onore a tale coscienza. Incarniamoci davvero. Siamo il Popolo Alato, gli Ongwhehonwhe, il popolo fedele alla Realtà.

1 Giovane donna sciosciona delle Montagne Rocciose che, nel 1806, guidò Lewis e Clark nella prima spedizione a costa.