Prima Parte

Benché la comunicazione con gli esseri disincarnati non sia troppo largamente praticata nei Paesi industrializzati, essa ha di fatto occupato un posto di tutto rilievo in seno all’evoluzione umana di cui si abbia conoscenza. Fin dai tempi più remoti, i popoli hanno ricercato informazioni e consigli presso quanti vivono “dall’altra parte”. Leggi tutto

Ricordo bene il giorno in cui attraversai le vaste distese della Grande Prateria, a testa alta, le piume del copricapo ondeggianti al vento. I soldati videro soltanto la mia figura che si stagliava contro il cielo. Mi avvicinai lentamente, le braccia scostate dal corpo ed i palmi delle mani rivolti verso di loro, in segno di pace. Osservavo le ondate d’amore che si sprigionavano dalle mie mani e che avevano tutta la forza dell’amore da me espresso prima e dopo il Golgota. Leggi Tutto

Noi siamo il Popolo degli Uccelli, il Clan Solare, i Figli delle Stelle. I miti africani relativi alla creazione dell’universo ricordano la nostra esistenza, gli aborigeni australiani ci onorano e le tradizioni popolari di tutti i popoli della Terra evocano la nostra presenza: siamo la fonte di ogni natività, la maniera in cui la creatività dello spirito si manifesta in questo mondo ed in tutti i mondi superiori. Individualizzati ed intelligenti, in virtù della nostra natura spirituale, rappresentiamo l’influenza tangibile attraverso la quale un Creatore onnipotente opera l’unione con un mondo materiale. Leggi Tutto

Nonostante la ribellione delle razze guerriere, alcuni popoli continuarono ad opporsi all’idea di ricacciare i loro spiriti stellari. Attorno ai fuochi, durante le riunioni dei consigli, rappresentavamo ciascuna delle tribù rimaste fedeli attraverso un piccolo cerchio tracciato sulla sabbia, ed intorno a questi Custodi dei Cerchi di Luce disegnavamo poi un’ampia circonferenza, simbolo del Grande Spirito che tutti li racchiudeva. Tra noi ci riconoscevamo col nome di “Ongwhehonwhe”, che significa “il popolo fedele alla realtà”. Leggi Tutto

Veniamo designati con numerosi appellativi. Siamo stati chiamati angeli, Popolo degli Uccelli, Sé Superiori, Hoksedas, Spiriti delle Stelle. Ma la realtà della nostra natura supera il significato evocato da una semplice parola. noi siamo le innumerevoli proiezioni dell’Eterno Uno, siamo spiriti destinati a fondersi negli esseri umani di oggi. Attualmente voi credete di essere il vostro ego, ma quest’ultimo rappresenta solo una metà dell’equazione umana. Un uomo completo è una stretta alleanza di spirito ed ego. Leggi Tutto

Veniva dalle stelle. Numerose furono le tribù che ricevettero la sua visita, ed ognuna di esse la chiamava con un diverso nome. Ora potete immaginarla così come apparve a due cacciatori sioux che stavano camminando a piedi nudi lungo le pendici ondulate delle colline che costellavano la grande prateria. Leggi Tutto

La nostra visione originale lasciava intendere che i popoli americani avrebbero mantenuto la loro integrità. Se tale visione si fosse realizzata, gli scambi tra americani ed europei sarebbero stati di natura strettamente educativa, ed i popoli d’America avrebbero svolto il ruolo di maestri e di guaritori, per guidare consapevolmente le razze guerriere fuori dalle tenebre. Leggi Tutto

Erano ormai alcune settimane che vivevo con i Mohawk. Fin dal mio arrivo, essi avevano tollerato la mia presenza con riluttanza, considerandomi uno straniero dai modi schietti, venuto dal nord, ma da quel momento in poi, non avrei nemmeno più avuto diritto a quella fredda accoglienza. Leggi Tutto

Come avevo sperato, il Popolo della Selce fu il primo ad accettare di appartenere ad una confederazione tribale, a patto che potessi farmi garante della buona volontà delle altre nazioni irochesi. Leggi Tutto

La visione che mi era apparsa in una notte stellata di cinque inverni prima diventava ora realtà. L’anno precedente avevo visto la quinta nazione, quella dei Seneca, aderire alla pace, ed i principali rappresentanti delle cinque tribù irochesi erano stati adesso convocati allo scopo di istituire ufficialmente la lega. Leggi Tutto

In quell’assembramento di cacciatori e guerrieri, accadde poi qualcosa di assai particolare. Più tardi, alcuni dissero che si era prodotto un miracolo, tuttavia i testimoni della scena non ci trovarono nulla di anormale. In realtà, la nostra dimostrazione non fu che passeggera, tanto il fatto ci parve naturale ed attinente al racconto di Hiawatha.  Leggi Tutto

La pace regnò dunque nelle foreste dell’America del Nord durante la luna delle Oche Dirette a Sud, l’anno in cui piantammo l’Albero dalle Grandi e Lunghe Foglie, undici secoli dopo le attività che avevamo condotto in Galilea. Col tempo, i Tuscarora si unirono alla Confederazione, che divenne allora quel gruppo di sei nazioni menzionato dalla storia. Col passare degli anni, decine di altre tribù e nazioni poterono beneficiare della pace diffusa da questa potente alleanza: la Lega degli Irochesi ebbe un impatto su tribù lontane, come quelle degli Osage e degli Omaha, e partecipò attivamente alla diffusione della saggezza del Cerchio Sacro e della pace che da esso procede, così come l’estate procede dalla primavera.  Leggi Tutto

Ascoltate, esseri umani che vivete oggi; prestate orecchio, così come la femmina del passero è attenta al richiamo del suo innamorato portato dal vento. Ci rivolgiamo a voi nei vostri sogni, in alcuni frammenti di canzone che udite distrattamente, vi parliamo per bocca dei bambini, attraverso le pagine di questo libro. Ma più ancora, vi parliamo dal più profondo del vostro essere. Ascoltateci e rammentate chi siete.  Leggi Tutto

Seconda Parte

La Mente Serpentina Si libera Dai rami della confusione Dischiude la propria conoscenza per salutare l’alba. Leggi tutto

Dietro i venti leggeri che bisbigliano tra le cime degli alberi, delle energie pure e delicate penetrano pulsando nel vostro mondo. Esse provengono dai livelli spirituali, da un livello di energia per voi invisibile, ma non per questo meno reale di tutto ciò che potete toccare o sentire. Leggi Tutto

Il nostro compito è quello di popolare un universo materiale di creature in grado di esprimere l’equilibrio tra le polarità stellari e planetarie. Abbiamo bisogno di esseri che abbiano una sostanza – carne ed ossa, ali, pelliccia, squame, occhi! – esseri sensibili ai suoni ed alla luce. Vogliamo abitare forme fatte di terra e di luce celeste. Siamo interessati agli uomini: gli artisti, i creativi, gli innamorati che celebrano gli elementi intonando un canto alla Vita. Leggi Tutto

La storia dell’umanità ha costituito una rappresentazione incompleta e parziale dell’universo, una creazione dell’immaginazione umana basata sull’osservazione di esseri che non sono in grado di captare le frequenze energetiche più sottili, laddove i disegni perfetti del mondo spirituale si dispiegano in tutta la loro evidenza. Leggi Tutto

Noi, gli esseri del Popolo Alato, giungiamo in quest’epoca non per materializzarci soltanto, ma per incarnarci. Oggi torniamo su un’onda di luce, animati da una pulsazione di nuova intensità. Abbiamo la capacità di materializzarci attirando gli atomi e le molecole all’interno dei nostri campi luminosi, ma non siamo qui per questo. Cerchiamo di incarnarci in esseri umani particolari, i cui corpi attuali si siano sviluppati da feti formati sui modelli vibratori della nostra luce. Leggi Tutto

Quando studiate nella sua pura essenza la natura della bellezza che sta dietro la perfezione del maschile e del femminile, trovate Dio. Giacché alla fonte, al centro, nel cuore di tutto ciò che è femminile si trova Dio, e nel cuore, al centro, alla fonte di tutto ciò che è maschile si trova Dio: lo stesso Dio, l’Uno, il Grande Spirito; e questa è la natura di Dio. Leggi Tutto

Il concepimento di una vita nuova esige un’intenzione creatrice fortemente concentrata: richiede un’attenzione così profonda e precisa nei confronti dei dettagli, che se questa concentrazione dovesse disperdersi contemporaneamente tra molteplici cellule, il miracolo del concepimento non potrebbe avvenire. Leggi Tutto

La giornata volgeva al termine. Penetrai nella penombra della capanna e sedetti a gambe incrociate in un cerchio di persone mezze nude. Leggi Tutto

Quando ebbe termine la cerimonia della Capanna del Bagno di Vapore, che aveva ridestato in me il ricordo del Cerchio dei Fedeli delle Stelle, mi trovai in uno stato di consapevolezza pura, non verbale. Leggi Tutto

Cap.IX – L’albero della Pace

La visione che mi era apparsa in una notte stellata di cinque inverni prima diventava ora realtà. L’anno precedente avevo visto la quinta nazione, quella dei Seneca, aderire alla pace, ed i principali rappresentanti delle cinque tribù irochesi erano stati adesso convocati allo scopo di istituire ufficialmente la lega.

Per molti mesi, i messaggeri ed i guerrieri avevano percorso il paese in lungo e in largo per invitare i capi e quanti desideravano assistere all’incontro. Questo avrebbe avuto luogo alle sorgenti del sacro lago Onondaga (in una regione situata nella parte settentrionale dell’attuale stato di New York). Tutti gli interessati erano stati informati di doversi riunire intorno all’albero più grande che avessero potuto trovare, quattro giorni prima della luna piena delle Oche che Volano a Sud. Quell’autunno, quasi tutti gli Irochesi in grado di viaggiare si misero in cammino verso il luogo convenuto.

Da ormai molte settimane, essi giungevano alla destinazione prevista, si riunivano come richiesto ed ergevano i loro accampamenti in previsione dello storico evento, da lungo tempo atteso. Quando finalmente Hiawatha ed io arrivammo, capimmo che la scelta dell’albero più grande non doveva aver posto alcun dubbio. Esso si ergeva bene in vista, al centro di un immenso bacino naturale sulla sponda del lago, e fin dove lo sguardo riusciva a spingersi, era possibile scorgere gli accampamenti delle cinque nazioni che ricoprivano tutta la regione circostante. La grande radura al cui centro sorgeva il pino maestoso non era stata occupata, poiché là si sarebbe tenuto il primo consiglio supremo della nuova Confederazione degli Irochesi.

Hiawatha ed io arrivammo sul posto in un radioso mattino, salutati dal vento e dal sole. Fummo accolti da un gruppo silenzioso. Senza dire una parola, i capi ed i principali guerrieri delle nazioni Seneca, Cayuga, Onondaga, Oneida e Mohawk si unirono a noi e sedettero in cerchio intorno al magnifico albero.

Eravamo circondati da migliaia di uomini, donne e bambini, venuti non tanto nell’intento di ascoltare le parole che sarebbero state pronunciate nel corso della riunione – giacché le voci non giungevano al di là del cerchio formato dai membri del consiglio – quanto piuttosto per impregnarsi dello spirito che avrebbe animato un tale avvenimento. Benché i presenti fossero assai numerosi, il rispetto ed il silenzio che regnavano erano tali che mentre recitavamo le prime preghiere si udivano solo i colpi del picchio verde e lo squittio degli scoiattoli.

Per tre giorni, osservammo il Wigwam del Silenzio; dall’alba al tramonto, non una sola parola veniva pronunciata. Poi, il mattino del quarto giorno, ebbe inizio il Wigwam della Parola.

In piedi su un masso ricoperto di muschio e situato a circa trenta piedi dalla base dell’enorme pino, Hiawatha si espresse con la stessa eloquenza che, nel corso degli ultimi anni, aveva posto al servizio dei nostri propositi. Parlò del Popolo degli Uccelli, delle Creature Alate, fatte di luce, che vengono sulla Terra per fare appello a questi involucri mortali fatti di carne. Parlò della legge che governa l’universo naturale, quella legge in base alla quale un individuo raccoglie nel corso della propria vita esattamente quello che ha seminato, e sperimenta condizioni di vita simili a quelle che lui stesso ha creato per gli altri.

Hiawatha rievocò la Grande Pace che per centinaia di generazioni aveva regnato sulle Americhe, fintantoché i suoi abitanti avevano onorato, rispettato e compreso questa semplice legge. La sua voce non giungeva alle orecchie di tutti i presenti, ma i capi riuniti nel cerchio centrale ascoltavano con attenzione, giacché consideravano Hiawatha il migliore oratore che avessero mai udito. Molti di loro non si accontentavano di seguire i suoi discorsi, ma osservavano attentamente il suo comportamento, per poter essere in grado, una volta tornati tra la loro gente, di portar loro un po’ del suo spirito e trasmettere quelle verità negli anni a venire.

Hiawatha rievocò l’esistenza di una grande menzogna – tale egli la definì – profondamente radicata nei cuori e nelle coscienze di tutti gli uomini della Terra; essa aveva rubato la felicità e aveva infranto l’armonia delle nazioni ora riunite. Cogliendo l’occasione per offrire un insegnamento simbolico che tutti potessero riportare, Hiawatha paragonò questa grande menzogna all'”Albero della Guerra”, come già io avevo fatto in passato. Bisbigliate dagli uni e dagli altri, le parole “Albero della Guerra” si propagarono rapidamente in mezzo alla folla circostante.

«L’Albero della Guerra – ripetè Hiawatha – è stato radicato negli usi degli ultimi secoli non meno saldamente di quanto questo pino lo sia nella terra.

Parrebbe impossibile sradicare un albero così imponente e così stabile. Eppure, questo gigante della foresta può essere abbattuto da una cosa piccola come questa.»

Detto questo, Hiawatha levò una mano e fece una pausa. Anche se non tutte le sue parole erano giunte ai presenti, la folla riuscì a coglierne il concetto essenziale. Quando tutti ebbero compreso, egli disse: «Una mano d’uomo, creata dal Grande Spirito con cinque dita separate, particolari ed indipendenti, può sembrare semplice; eppure, essa può rovesciare questo albero immenso, se le cinque dita si uniscono nell’opera. Quando le nostre cinque tribù distinte cooperano insieme, grande è la nostra potenza. Facciamo in modo che le nostre cinque nazioni diventino le cinque dita della mano del Grande Spirito! Sradichiamo queste consuetudini, non soltanto da noi stessi, ma anche dai popoli che influenzeremo attraverso le nostre generazioni future. Le mani che servono i progetti del Grande Spirito e nutrono propositi pacifici sono capaci di sradicare persino questo albero, il più grande di tutta la foresta.»

Si interruppe ed io mi rivolsi con dolcezza allo spirito dell’albero, appellandomi alla sua comprensione. Sarebbe stato disposto, gli chiesi, a liberarsi della sua particolare forma di albero per ispirare un’altra forma di vita? Dopo un’esistenza piena di gloria e di significato, avrebbe accettato una morte altrettanto sacra e gloriosa?

«Hai condotto una vita lunga, saggia e sana, – dissi all’albero. – Hai reso un buon servizio alla foresta. Ma solo tu puoi trasmettere agli abitatori bipedi che popolano questa terra l’insegnamento di cui hanno bisogno. Questo insegnamento è necessario affinché possano a loro volta essere utili alla foresta ed ai suoi abitanti, esattamente come tu lo sei stato. O Nonno Pino, in nome di questa sacra causa che si propone di costruire la pace tra le nazioni, sei pronto ad accogliere una morte che sarà fonte di ispirazione per tutte le razze dell’umanità nei secoli a venire, una morte che canti e leggende celebreranno finché gli uomini vivranno in questo mondo?»

Tutti attendevano una risposta dell’albero.

Lentamente, poco per volta, udimmo il linguaggio emozionale dell’albero penetrare nei nostri cuori. «Sì – rispose il suo spirito – da molto tempo sapevo che questa sarebbe stata la mia ultima estate, che si avvicinava il momento in cui mi sarei liberato di questa forma per assumerne un’altra. Una tale morte mi onora. Ti aspettavo, Deganawida. Prosegui nella tua opera!»

Hiawatha invitò allora i membri del consiglio a chinarsi e ad utilizzare solo le mani per liberare il terreno della foresta dagli aghi di pino e dal muschio, e scavare la terra. Tutti si misero al lavoro ed iniziarono a scavare una trincea intorno al tronco dell’albero che Hiawatha aveva paragonato all’Albero della Guerra dalle solide radici. Egli proibì l’impiego di attrezzi, ma non per questo i capi mostrarono meno entusiasmo. E mentre erano intenti a scavare, tutti coloro che riuscivano ad avvicinarsi si rendevano utili dando man forte. Ben presto, una profonda trincea cinse la base del tronco.

I vecchi rami non tardarono ad essere scossi da un leggero movimento ondulatorio ed un lieve fremito percorse l’albero dal terreno fino alla cima, indicando in tal modo la dipartita dello spirito che l’aveva abitato. Dall’ormai instabile base del pino giunsero i primi scricchiolii, appena udibili. Con un gesto della mano, Hiawatha mise termine al lavoro. Mi invitò ad avvicinarmi e ad uscire dal cerchio; attraversai il fossato che cingeva l’albero e, risalendo, mi fermai accanto al tronco possente.

«Quando lavorano insieme – affermai levando la mano ed allargando le dita affinché tutti potessero vedere, – come le cinque dita della mano, le nostre cinque nazioni hanno una grande forza, poiché la forza del Grande Spirito le anima. Quando ci conformiamo fedelmente al disegno del Cielo ed agiamo in sintonia con il Grande Spirito, le forze della natura lavorano con noi, fornendoci aiuto e sostegno.

La verità è semplice e delicata come la mano di un uomo; quella mano, quando si trova in sintonia con le potenze celesti e terrestri, può da sola resistere alla menzogna più mostruosa, alla consuetudine o tradizione più antica, all’illusione più tenace e più saldamente radicata; e quella mano è in grado di abbattere da sola tutto questo, così come la mia mano abbatterà ora questo albero.»

Mentre parlavo, numerosi furono coloro che dissero di aver visto librarsi sopra agli alberi degli Esseri Alati, fatti di Luce, portatori della Potenza del Creatore sulla Terra. Numerosi furono coloro che affermarono di aver udito il fruscio delle loro ali, mentre posavo la mano sul tronco. Ed anche quanti non avevano visto né udito tutto questo, avevano potuto sentire il soffio del vento che era venuto ad aggiungersi alla mia forza fisica nel momento preciso in cui il grande albero, con un fruscio ed un crepitio assordanti, si separò dalle sue radici e si schiantò a terra.

Fu un momento d tale forza, di tale solennità che non un solo guerriero distolse lo sguardo; nessuno sentì la paura dominare le pulsazioni del proprio cuore.

La fede che regnava tra i presenti era così profonda che nessuno rimase ferito in seguito alla caduta dell’albero. Alcuni affermarono di aver visto degli angeli afferrare il pino con le mani e posarlo delicatamente sul terreno, altri dichiararono in seguito che avevo abbattuto l’albero con la mia volontà; ma è così che nascono le favole e le leggende.

Hiawatha ed io ci affrettammo a sfruttare il simbolismo della situazione, e siccome l’albero sradicato aveva lasciato una cavità così grande che sul fondo era possibile scorgere il lento scorrere di una falda di acqua melmosa, proponemmo ai guerrieri presenti di gettare nell’apertura tutte le armi che avevano versato il sangue di esseri umani o servito la causa della guerra. Per tutto il giorno, fino al tramonto, gli uomini seguirono l’esempio dei loro capi. Lo scavo risultò ben presto colmo di una gran quantità di armi, che non sarebbero mai più rivolte contro gli uomini.

All’alba del giorno successivo, ognuno raccolse un po’ della fertile terra della foresta per contribuire a riempire la cavità piena di armi abbandonate. Si formò rapidamente un alto tumulo, e quando tutte le armi furono sepolte sotto due metri di terra, Hiawatha vi salì sopra e si rivolse ai presenti.

«Sotto i nostri piedi riposano adesso le nostre armi. È quello il loro posto, fra le acque che scorrono nelle profondità infernali, molto al di sotto del livello di quanto ci interessa e di quanto ci riguarda. Seppelliamo questi oggetti di conflitto e mettiamo fine all’odio ed alla diffidenza responsabili della loro esistenza. Essi non fanno che seminare le sofferenze fra la nostra gente. Coloro che ne fanno uso possono trovare una più efficace risposta alle loro necessità attraverso il commercio, la comunicazione, la fratellanza e la cooperazione. Seppelliamo queste armi e non posiamo mai più il nostro sguardo su di esse. Piantiamo qui un nuovo albero, un albero della pace e della comprensione.»

Tenendo tra le mani un giovane pino bianco ben proporzionato che avevo scelto e preparato con cura, salii in cima alla collinetta e raggiunsi Hiawatha. Questi si inginocchiò per scavare un buco nel terreno rivoltato di recente. Quando ebbe terminato di preparare la cavità per la giovane pianta, mi inginocchiai al suo fianco. Insieme, piantammo il nuovo albero, l’Albero della Grande Pace, quello che nei secoli futuri sarebbe diventato l’albero più noto di tutta la regione ad est del Mississippi, l’Albero dalle Grandi e Lunghe Foglie.

I capi delle cinque nazioni si sedettero in cerchio intorno all’albero appena piantato, e Hiawatha prese nuovamente la parola. Il tono della sua voce ed il modo di esprimersi erano cambiati: erano ora espressione di uno spirito presente in tutti i nostri cuori, e della perfetta armonia, del profondo accordo che univano le migliaia di individui intorno a noi.

«Siamo oggi all’alba di una nuova epoca – disse. – Quest’epoca vedrà crescere sempre più la violenza e l’agitazione degli esseri umani che popolano le isole situate molto lontano dalle rive di questo lago, lontano da questa foresta e dalle terre che noi tutti conosciamo.

Stiamo vivendo oggi l’inizio della fine. Ciò è un bene, giacché è l’inizio della guarigione che sradicherà per sempre l’Albero della Guerra dal cuore degli uomini. Ma come l’ora più scura della notte è proprio quella che precede l’alba di un nuovo giorno, così la situazione dovrà peggiorare, prima di poter migliorare.

Siamo all’esordio di un’epoca in cui le menzogne che distolgono il cuore dal sentiero della pace si insinueranno, più vigorose che mai, nel pensiero umano. E giustamente proprio all’inizio di tale epoca, quando lontano dalle nostre sponde la guerra e la violenza si rafforzeranno nel cuore degli uomini, noi renderemo onore alla pace stabilita qui tanto tempo prima. Un giorno, la terra sulla quale viviamo vedrà giungere i popoli del mondo intero, alla ricerca della guarigione. È giusto che piantiamo oggi questo albero, l’albero della pace.

L’albero che abbiamo piantato crescerà e prospererà nella nostra comprensione, in quella dei nostri figli e nipoti. Questo albero conserverà la propria forza per dodici generazioni, nel corso delle quali tutti coloro che rimarranno fedeli ai suoi insegnamenti sperimenteranno un esistenza ancora più bella della nostra. Le verità proclamate da questo albero fioriranno sia nel cuore delle tribù irochesi che in quello di tribù e nazioni che vivono lontano da queste sponde.

Ma poi si leverà una violenta bufera: giungerà da est una razza di uomini pallidi, e saranno più numerosi di tutti gli animali dei territori di caccia da qui fino al Dakota, e l’Albero dalle Grandi e Lunghe Foglie non sopravviverà a questa tempesta che durerà cinque lunghi secoli. Di lui non resterà nemmeno un ramoscello, nemmeno un ago. E gli uomini dimenticheranno persino il luogo in cui esso sorgeva.

Peggiore di tutte quelle che abbiamo finora potuto conoscere, un’era di dolore si abbatterà sulle nostre terre. Il nostro popolo sarà ridotto ad un pugno di uomini, e i nostri canti sprofonderanno nell’oblio.

Ciononostante, nel momento in cui gli anziani delle nostre nazioni cominceranno a perdere la speranza, nel momento in cui gli ultimi cantastorie avranno quasi dimenticato tutto, si scoprirà che, quella stessa bufera che avrà sradicato l’Albero dalle Grandi e Lunghe Foglie, ne avrà trasportato le pigne nelle quattro direzioni, e che venti lontani ne avranno sparso i semi. Fra le colline, l’albero metterà discretamente radici. In un primo tempo, però, la sua crescita passerà inosservata.

La razza bianca venuta dal nord porterà con sé un popolo potente dalla pelle nera, originario del sud. Successivamente, un popolo dalla pelle gialla li raggiungerà, proveniente dalle terre situate laddove il sole tramonta. Queste tre razze giungeranno dai tre punti cardinali, per incontrarsi con proprio qui, sui nostri territori di caccia. I nostri figli si uniranno ai loro figli e, passata la tempesta, i popoli del pianeta vedranno fiorire ovunque la pace e la cooperazione. E tutti i Figli del Grande Spirito vivranno allora insieme in armonia.

Questi pensieri sbocciati oggi nel nostro intendimento si diffonderanno un giorno ben al di là della nuvola più lontana, abbracceranno le stelle e torneranno ad amplificare come un’eco gli insegnamenti dell’albero in fiore – annunciò Hiawatha – e tutte le nazioni del mondo saranno sbalordite nell’udire questi pensieri di pace. I pensieri di Dio verranno loro rivelati. Nei villaggi della Terra riecheggeranno nuovamente i canti del Popolo Alato e, proprio come queste innumerevoli foglie d’albero che vivono all’unisono, le quattro razze vivranno unite. E si porrà termine alle guerre, alle malattie ed alle menzogne.

Vi rivelo questa profezia affinché la trasmettiate ai vostri figli e nipoti, affinché le generazioni a venire la ripetano intorno al fuoco. Quando la grande tempesta si scatenerà, quando la verità sembrerà annientata, non mollate, miei coraggiosi! Rimanete fedeli, miei amati capi! Restate calmi, voi che siete i guaritori ed i figli del Grande Spirito, giacché i tempi cui noi oggi diamo avvio porteranno, trascorsi i cinque secoli di bufera, ad un nuovo mondo governato da gente pacifica. Ed in quel mondo le barbare usanze legate alla guerra saranno scomparse, al punto che neppure i cantastorie se ne ricorderanno più.

Istituiamo oggi un accordo tra le nostre cinque nazioni. Concludiamo un patto allo scopo di onorare l’amore, la giustizia e la pace.

In verità, noi siamo un solo ed unico popolo, e ciascuno di noi è una foglia dell’albero del Grande Spirito: come la stessa linfa circola in tutte le foglie dell’albero, così quando ci raccogliamo in noi stessi per captare questa corrente di vita che scorre nel profondo del nostro essere, entriamo in contatto con la stessa vita che fluisce nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli.

La vostra vita è la vita di Dio. Il Grande Spirito non è soltanto all’esterno, ma è anche dentro di voi. Ascoltate il Grande Spirito: dai vostri più segreti pensieri vi giungeranno insegnamenti superiori a tutti quelli che Deganawida ed io siamo mai stati in grado di condividere per mezzo delle parole.»

Hiawatha fece una pausa, chinando il capo, mentre i presenti meditavano su questa verità. Un attimo dopo, levò gli occhi e riprese a predicare con voce più forte, affinché le sue parole potessero giungere fino ai margini della radura.

«Come le foglie di un albero sano non si battono né lottano tra loro, così gli uomini non hanno alcun bisogno di combattersi, ma bensì di competere amichevolmente. Quando sono consapevoli della presenza in loro stessi del Grande Spirito, e fanno parte di comunità in cui la verità e l’onestà sono rispettate, gli esseri umani convivono in armonia: essi sanno che la loro vita di individui e la vita del Creatore sono tutt’uno, e sanno che gli uomini sono simili alle foglie, le tribù simili ai rami di un albero meraviglioso. Sanno anche che la vita degli uomini, degli animali e degli esseri alati, delle piante, dei fiumi e degli oceani, e persino quella del sole, della luna e delle stelle nasce da questo albero. Tutti gli esseri nascono da un solo ed unico tronco: quello dell’Essere Eterno che noi chiamiamo Dio. Così, il Grande Spirito vive in tutte le cose, in ogni pianta, animale, albero, in ciascuno di noi qui presenti.»

Mentre parlava, Hiawatha si spostava in cima all’altura, accompagnava le sue parole con gesti carichi di significato, tracciava dei segni nell’aria, additava talvolta l’albero appena piantato, con tutta la passione del guerriero ch’egli era stato in passato. Lungi dal limitarsi a comunicare al suo uditorio una semplice idea od un unico concetto, ma offrendo tutto ciò che aveva da offrire, facendo dono della reale esperienza di questa sua consapevolezza, egli veicolava una straordinaria energia. Ciò che a turno i capi sentivano, capivano e vivevano, diventava tangibile agli occhi di tutti.

Di tanto in tanto uno di essi si alzava e, con una bellezza spirituale pari quasi a quella di Hiawatha, univa alle sue alcune parole sulla grande verità, così come essa veniva vissuta nella sua tribù. Ma tali commenti erano brevi e concisi, poiché penso che tutti fossero, come me, profondamente colpiti da Hiawatha: in quel momento, questi era evidentemente diventato il Grande Spirito. Mentre egli parlava, alcuni dissero di aver visto un’immensa forma alata estendersi sopra di lui, fino alla cima degli alberi. Quanto a me, vidi soltanto Hiawatha, ma lo vidi come lo avevo conosciuto un tempo sulle Ande, sull’Himalaya e sulle rive del Mar di Galilea; non esisteva presenza più luminosa di Hiawatha. Lo Spirito Eterno, quello Spirito che costituisce la realtà di ogni essere umano, aveva trovato dimora nel suo cuore.