Dialoghi con un Maestro Venusiano – parte 10

La mia casa è situata nelle vicinanze dell’accademia dell’Alta Guardia Venusiana, nelle vicinanze dell’area del Palazzo del gran Consiglio, questa è una zona molto importante della città, vi sono numerose strutture collettive o (Scuole), un giardino botanico con oltre 50.000 specie diverse di piante provenienti da un numero imprecisato di Pianeti facenti parte la Federazione, (Ogni città Venusiana dispone di più giardini botanici), laboratori di medicina, un laboratorio per lo studio e lo sviluppo del Terraforming, e abitazioni per i diplomatici.
La casa è disposta su due piani, ha la forma di una cupola sfaccettata come un prisma, al piano terra vi sono tre sale, una adibita come zona pranzo con il replicatore di cibo, la seconda come sala di studio, e la terza adibita come sala di riposo, questa sala noi la chiamiamo la sala olografica.

Al secondo piano ci sono quattro sale, adibite ad uso personale. Dimenticavo, noi venusiani ci nutriamo e riposiamo per (4 ore) ogni 36 ore del tempo terrestre.

Ricordo il mio primo giorno di scuola io e mia sorella ci alzammo molto presto e dopo aver consumato una fugace colazione a base di frutta e verdura, ci dirigemmo verso la struttura collettiva.

Appena entrammo nel cortile venimmo accolti da un donna Saturniana, la quale dopo un breve saluto, ci accompagnò per una breve visita alla struttura, era la prima volta che ne vedevo una personalmente, fino a quel momento le conoscevo solo attraverso gli svariati racconti da parte dei miei genitori, e di mia sorella.

Nella struttura vi erano moltissimi saloni adibiti ad aule, in questi saloni decine e decine di bambini erano seduti per terra, il pavimento assomigliava alla nostra erba, la luce era soffusa, e le pareti erano fatte dello stesso metallo usato per i nostri dischi fuso con il vetro.

Finalmente giungemmo alla mia aula, la Saturniana con un impercettibile gesto della mano accompagnato da un dolce inchino della testa, entrando salutò quello che sarebbe stato il mio maestro e la mia guida per gli anni a venire, era un essere imponente con lunghi capelli biondi, e una espressione dolcissima, lo riconobbi immediatamente, era della razza Pleiadiana.

Il Pleiadiano ponendo una mano all’altezza del plesso solare e inchinando dolcemente il capo senza mai distrarre lo sguardo dai nostri occhi si presentò, benvenuti disse, il mio nome è Lyr-Han. Mia sorella rispose con un inchino della testa e si allontanò dalla sala accompagnata dalla Saturniana.

Entrai e mi misi seduto assieme agli altri bambini, per assistere alla lezione, in quel salone vi erano, Venusiani di ambo le razze, Saturniani, Pleiadiani, Siriani, Lyrani, Andromediani, Centauriani e tre MezzaLuna, questa è una razza che voi terrestri incontrerete in un prossimo futuro.

I Mezzaluna non fanno ancora parte della Federazione, né della federazione di Orione.

Questi particolari esseri, hanno un aspetto e una conformazione umanoide, con un fisico esile e aggraziato e dalla statura poco più alta di un comune terrestre.

Sono dotati di una testa dalla bizzarra forma, la parte centrale del cranio, anche se tipicamente umana, presenta occhi tondi molto grandi, naso fine negli uomini e più pronunciato nelle donne ed una bocca sottile, mostrano, inoltre, una sporgenza ai lati, tale da farli sembrare delle vere e proprie mezzelune.

Queste formazioni craniche, molto più sviluppate e accentuate in senso orizzontale nelle donne, sono più contenute negli uomini, dato che propendono verso il dietro della nuca. Il resto del corpo è tipicamente umanoide, magro ma ben scolpito e in perfetta forma fisica, spesso muscoloso, sovente ricoperto da aderenti abiti dal colore scuro metallizzato.

La lezione ebbe inizio Lyr-Han ci invitò a guardare il fondo della stanza che stava alle nostre spalle.

Ci voltammo, e tutti fissammo verso il punto indicato. La luce del salone si abbassò, creando un’atmosfera di Pace e tranquillità.

Una specie di fumosità si produsse in un punto della stanza. Come dei vapori si condensarono formando una nube grigiastra. La nube continuò la sua trasformazione: si andarono delineando tre figure.

Noi bambini guardavamo stupiti quella incredibile metamorfosi, che pareva nascere dal nulla. A poco a poco, vedemmo concretizzarsi la sagoma di un uomo, di una donna e di un bambino. Erano reali, sotto i nostri occhi, e allo stesso tempo apparivano come in una scena olografica.

Quel vapore formò ancora le sagome di alcuni alberi e sotto si delineò tutto quanto può rappresentare un prato con erba, fiori e piccole piante.

L’uomo sedette su una pietra; la donna, che stava in piedi, vestiva una divisa argentea. Il bambino tracciava sull’erba dei segni con un piccolo pezzo di legno.

Quelle figure le vedemmo in un primo momento in bianco e nero, per darvi una idea concreta come è possibile vedere in uno schermo televisivo senza colore, ma con figure reali, ora andavano colorandosi.

Quella sostanza grigiastra e vaporosa emetteva del colore, e presto la luminosità di ogni parte della scena aumentò di molto.

L’uomo si alzò, e conversò con la donna che doveva essere la sua Anima Gemella. Il bambino canticchiava trastullandosi, noncurante dei suoi genitori che gli erano vicini.

Udimmo la voce melodiosa di Lyr-Han, che ci avverti: «Ora», disse, «vi sarà dato a vedere, quanto mi preme possiate comprendere. Fate attenzione».

Il colore delle figure umane, vegetali e delle cose dapprima si intensificò, poi prese come ad attenuarsi. I vestiti che indossavano i tre si confusero in quelle tenui colorazioni e ci apparvero tre corpi umanoidi ben fatti.

Il corpo appunto di un uomo, di una donna e di un bambino. Il colore roseo tenue dei tre corpi presentò una colorazione celestino-chiara che emergeva da sotto in tutti i punti del corpo roseo e mise in rilievo un corpo leggermente piú luminoso, visibile in una prospettiva tale da far vedere chiaramente i due corpi coincidenti, ma separati l’uno dall’altro nella loro realtà.

Il processo si ripeté, e altri corpi vennero a mostrarsi, tutti coincidenti, ma separati, dai colori e dalla luminosità diversi. Potevamo osservare che più un corpo appariva profondo, in quella prospettiva, più era luminoso, ma non copriva la vista dei corpi più superficiali, più scuri.

Ne contai sette. L’ultimo appariva bianchissimo, e palpitava come se pulsasse ritmicamente di luce. Ad ogni palpito emanava un chiarore che attraversava tutti gli altri corpi, fino all’ultimo dal colore roseo tenue.

«Osservate», disse nuovamente Lyr-Han; «osservate anche le piante e la roccia». Anche per loro, come per le persone, era avvenuta la stessa cosa. Era una scena di una tale bellezza da togliere il respiro.

Tutto mostrava una profondità vitale, una ricchezza di colorazioni, ritmi dei passaggi di quella luce e una simmetria delle forme, tali da lasciarci sbalorditi.

Qui attraverso queste immagini vi è possibile visualizzare», disse Lyr-Han, «le varie dimensioni dell’energia vitale nell’uomo, nella vegetazione e nelle forme del regno minerale. Potremmo anche suddividere queste sette dimensioni in tre modi di essere rassomiglianti».

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