Autostrade e città come barriere coralline
Progetto Umanità
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La Profezia di Celestino
Autostrade e città come barriere coralline, la sorprendente storia di Brent Constantz, nella versione di Steven Johnson.
La storia di Calera è ancora in divenire. Rimane una questione aperta se le città del futuro saranno costruite sott’acqua tramite barriere coralline artificiali nutrite da scarichi industriali. Sembrava certamente fantasioso quando lo si descriveva in questi termini, ma non più di quanto potesse sembrare miliardi di anni fa l’idea di una Grande Barriera Corallina. La natura ha a lungo costruito le sue piattaforme riciclando le risorse disponibili, incluso lo scarto generato dagli organismi. Nell’immediato abbiamo in abbondanza due cose su questo pianeta: l’inquinamento e l’acqua del mare. Perché non provare a costruire le città da esse?
Se quello che dice Brent Constantz è vero, l’idea di una barriera corallina per il riciclo e per la costruzione di piattaforme finirà un giorno col trasformare gli insediamenti umani.
Alla fine degli anni ’70, mentre perseguiva la doppia specializzazione in biologia e geologia all’Università della California Santa Barbara, Constantz rimase affascinato dagli straordinari poteri di bio-mineralizzazione del polipo del corallo, dalla sua abilità di costruire un’immensa struttura di carbonato di calcio tanto stabile da durare per milioni di anni. Gli esseri umani potrebbero essere giustamente orgogliosi dei venerabili risultati ingegneristici, come le Piramidi o la Muraglia Cinese, ma questi monumenti impallidiscono di fronte alla Grande Barriera Corallina, la più grande struttura biologica sul pianeta.
Da studente, Constantz immaginava di sfruttare le capacità ingegneristiche del corallo per creare intere costruzioni da elementi preesistenti. Invece di gettare o fissare cavi di acciaio, le strutture modulari avrebbero dovuto essere semplicemente immerse in acqua, dove il processo di costruzione di barriere coralline avrebbe creato magicamente un palazzo. Era una fantasia di quegli anni, ma Constantz conservò questa strana visione nel suo inconscio per decenni.
Durante il 1985, Constantz svolse un Dottorato di ricerca alla U.C. di Santa Cruz e diventò un esperto nelle tecniche di bio-mineralizzazione.
In una spedizione di ricerca finanziata da un fondo NSF, si fermò per pochi giorni dai suoi genitori che vivevano vicino a Palo Alto.
Guardando una partita di football con suo padre, un medico, aprì un giornale di medicina e incappò in un articolo sulle ingenti spese sanitarie associate all’osteoporosi, una malattia che modifica la densità minerale ossea, causando dolori e fratture debilitanti. Poche settimane più tardi era di fronte all’atollo Rangiroa nel mezzo dell’Oceano Pacifico, per misurare la velocità con cui i coralli costruiscono i propri scheletri, e con la mente ritornò all’articolo sull’osteoporosi. “Se solo si potesse in qualche modo catturare questi processi di crescita dello scheletro” pensò “si potrebbero aiutare realmente tutte le anziane signore con le anche rotte.” Due anni dopo, avviò la sua prima impresa, che simulava il meccanismo di crescita del corallo per creare la cementificazione delle ossa in modo da riparare le fratture. Oggi il cemento creato da Constantz è impiegato nella maggior parte delle sale di ortopedia in tutti gli Stati Uniti e in Europa.
Constantz fondò anche due altre aziende biomediche di successo, ma nella sua mente permaneva l’originario tarlo di costruire infrastrutture fisiche su scheletri di corallo.
Mentre insegnava a Stanford nel 2000, entrò nella facoltà interdisciplinare di Scienze Forestali per l’Ambiente, dove per la prima volta venne a conoscenza del mastodontico impatto ambientale del cemento di Portland, la terza causa umana di emissioni di diossido di carbonio sul pianeta. Nella sua mente, un nuovo corso di pensieri stava prendendo forma, ravvivando il suo sogno studentesco di costruire città sottomarine. Le barriere coralline hanno creato strutture simili al cemento, senza inquinare l’ambiente, e Constantz ha avviato tre imprese di successo per dimostrare che l’imitazione dei meccanismi di crescita del corallo avrebbero potuto creare nuovi materiali utili. Cosa succederebbe se si usassero per costruire cavalcavia ad alto scorrimento, invece di riparare fratture ossee?
L’intuizione che stava maturando da 25 anni aveva finalmente trovato la giusta connessione. Portò la sua visione di cemento green a uno dei leggendari venture capitalist della Silicon Valley, Vinod Khosla, che accettò di fondare l’azienda (con Constantz sotto il nome di Calera) senza vedere più di una presentazione Powerpoint. Constantz costruì un laboratorio a Los Gatos, dove iniziò a coltivare il cemento carbonato in rimorchi dismessi pieni di acqua marina. Scoprì presto che il sistema generava cemento otto volte di più se si pompava acqua piena di diossido di carbonio, un enorme bicchiere di acqua gassata salata.
Un giorno, quando Khosla venne ad ispezionare il laboratorio, Constantz si rivolse al suo investitore chiedendogli “Dove possiamo prendere una quantità maggiore di diossido di carbonio?” Khosla lo guardò incredulo. Essendo uno dei principali investitori nelle tecnologie pulita al mondo. Khosla era ben cosciente che il pianeta era pieno di impianti industriali che cercavano disperatamente di trovare un posto dove mettere il loro diossido di carbonio. Interi mercati stavano emergendo attorno a tecnologie che riducevano le emissioni di carbonio, iniettando la CO2 nelle riserve di petrolio e gas, o seppellendola nelle profondità dell’oceano. Constantz si era imbattuto in un’idea più potente, non dovevano seppellire tutta quella CO2 la si poteva usare per costruire cose.
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