CAPITOLO II
Scolpito nella pietra
Noi siamo il Popolo degli Uccelli, il Clan Solare, i Figli delle Stelle. I miti africani relativi alla creazione dell’universo ricordano la nostra esistenza, gli aborigeni australiani ci onorano e le tradizioni popolari di tutti i popoli della Terra evocano la nostra presenza: siamo la fonte di ogni natività, la maniera in cui la creatività dello spirito si manifesta in questo mondo ed in tutti i mondi superiori. Individualizzati ed intelligenti, in virtù della nostra natura spirituale, rappresentiamo l’influenza tangibile attraverso la quale un Creatore onnipotente opera l’unione con un mondo materiale.
L’identità di ciascuno di noi, abbandonata in un’esplosione di gioia, si espresse in pura luce, e noi volammo lontano dalle nostre stelle originarie, per cavalcare onde di luce attraverso l’immensità dello spazio, fino a raggiungere questo mondo. Ciascuno di noi proviene da una stella particolare, eppure il nostro essere è la fonte di tutte le stelle. In questo Essere noi siamo uno.
All’inizio, la nostra opera è consistita nel catalizzare l’attività biologica negli oceani di questo pianeta e nel sovrintendere alla crescita ed allo sviluppo degli esseri incarnati. Per svolgere tale compito, abbiamo talvolta assunto un corpo fisico, mentre altre volte siamo rimasti esseri di pura luce. Nei primissimi giorni della Terra, quando fu necessario, ci rivestimmo di una forma fisica attraverso un processo cosciente di materializzazione, grazie al quale potevamo, in particolari momenti, attirare nei nostri campi luminosi gli atomi e le molecole che ci conferivano una veste materiale.
Le forme che assumemmo allora erano umane, anche se i nostri corpi erano luminosi e meno densi di quelli che sono attualmente i vostri. L’inconveniente di questa materializzazione consisteva nel fatto che il mantenimento di questi rivestimenti carnali richiedeva da parte nostra molte energie e grande attenzione. Perciò, pure se questi strumenti fisici ci davano la possibilità di creare, la loro conservazione si faceva difficile e ci distoglieva dai nostri propositi. Volevamo dedicare tutta la nostra attenzione alle attività creatrici, anziché alla cura dei corpi grazie ai quali le nostre creazioni prendevano forma.
La soluzione, naturalmente, stava nel generare dei corpi biologici auto-sufficienti e dotati di un’identità fisica in grado di prendersi cura di essi: l’ego. Questi ego furono concepiti allo scopo di collaborare strettamente con noi, provvedendo alla manutenzione delle nostre proiezioni umane e partecipando alla nostra opera permanente di creazione sul piano fisico.
Ai primi esseri umani biologici, trasmettemmo questo messaggio:
«Noi siamo la parte spirituale di voi stessi. È la nostra presenza in questa valle fluviale che vi ha fatti nascere dalla terra. Siete creature incompiute, incomplete, e non disponete ancora di tutto il vostro potenziale. Qualcosa di quanto oggi voi incarnate rappresenta un’evoluzione nella giusta direzione. Ciononostante, qualcosa, nelle vostre attuali conoscenze sulla vostra natura, un giorno diventerà placenta fetale. Lasciate che vi aiutiamo a fare ordine in voi stessi, giacché vi faremo scoprire come il vostro corpo meriti di accogliere il Grande Spirito, e così facendo le vostre menti ed i vostri cuori rimarranno aperti per entrare in comunione con noi: col tempo, questa comunione si trasformerà in fusione ed insieme riconosceremo di essere tutt’uno nell’universo fisico. Nell’unione conosceremo la completezza.
Nella moltitudine di astri che vedete brillare nel cielo notturno, lo spirito di una stella ben precisa giunge sulla Terra per incarnarsi nella vostra forma umana individuale. Il compito del vostro ego è permettere a questo spirito (che non possiede la vostra conoscenza di regni così freddi) di proseguire quaggiù la vostra incarnazione, rimanendo creativo.
Rimarrete creature incompiute fintantoché non stabilirete un legame con la coscienza di questa stella. Ancora ignorate la natura spirituale o materiale che vi è propria, ma un giorno essa vi sarà rivelata. E seppure oggi, mentre le vostre specie si moltiplicano per popolare la Terra, dobbiamo assistervi affinché possiate vivere in pace l’età che si schiude davanti a voi, non dimenticate di onorare i nostri valori spirituali, così come noi onoriamo voi e i vostri valori materiali; verrà il giorno in cui tali distinzioni scompariranno e saremo consapevoli di costituire un unico essere. Per ora, dobbiamo avanzare con cautela e mostrare pazienza e rispetto reciproci.»
Gli ego dei primi uomini incarnati sul pianeta riservarono una buona accoglienza a questo messaggio e per un certo periodo furono al colmo dell’entusiasmo. Essi nutrirono nei nostri confronti un amore autentico e condivisero il nostro desiderio di vedere il Grande Spirito realizzare il suo progetto.
Tuttavia, col trascorrere delle prime lune, in alcuni esseri incarnati la volontà di svolgere un ruolo attivo si estinse.
Cosa accade quando un attore, al quale era stato chiesto di interpretare una parte secondaria, si ribella e tenta di impossessarsi del ruolo da protagonista, senza conoscerne il copione?
C’eravate, all’inizio. Dovreste rammentarvene.
Agli albori dell’umanità, alcune tribù trovarono le informazioni trasmesse dai loro cinque canali sensoriali così straordinariamente ricche e sbalorditive che, trascorsi i primi secoli, esse dimenticarono di avere a disposizione altri veicoli d’informazione su frequenze diverse: l’immaginazione e l’intuito. Le conseguenze di un tale sbaglio furono gravi, poiché l’immaginazione e l’intuito costituivano i sistemi di trasmissione interiori, concepiti affinché lo spirito angelico e la sua proiezione umana permanessero in stretto e frequente contatto durante le prime fasi dell’unione.
Mentre questi primi popoli accordavano una sempre maggiore importanza al mondo fisico, il loro comportamento tese ad orientarsi sempre più verso priorità di ordine sensuale. Il tempo passò ed alcuni ego si arrogarono il diritto di prendere decisioni in campi spirituali dei quali non possedevano ancora nessuna esperienza. Iniziarono ad attribuire un così grande valore al mantenimento del loro corpo che persero di vista la vera ragione per la quale disponevano di tale involucro fisico.
Tra i vostri primi antenati, un’evidente minoranza, che pure esercitava un’influenza smisurata, sviluppò un’infatuazione per le informazioni provenienti dai cinque sensi; tali individui si comportarono come esseri sempre meno consapevoli della nostra coscienza o delle intenzioni creatrici formulate dal Grande Spirito per nostro tramite. Il collegamento tra lo spirito e l’ego non poteva essere stabilito in circostanze del genere. Questi ego presero a considerare i nostri spiriti come elementi “estranei”, dimenticando che lo spirito e l’ego sono due manifestazioni di una stessa presenza, e che ogni corpo umano viene creato dalla presenza di un essere spirituale venuto ad incarnarsi nella materia. Scordarono di essere l’immagine materiale della nostra presenza spirituale.
Essi diedero la precedenza al corpo ed alle priorità fisiche, che finirono col diventare la loro unica realtà.
Quando i membri di un certo popolo pensarono che collaborare con noi significasse operare con gli spiriti invisibili di esseri che non appartenevano al piano fisico (ch’essi non erano in grado di vedere con i loro occhi, ma che sentivano essersi posati, simili ad uccelli giganteschi, sui rami del loro sistema nervoso centrale), la paura si impadronì di loro.
Lungi dal ritenere che la serenità delle nostre qualità spirituali, unita alla solidità delle loro caratteristiche materiali, potesse costituire il fondamento di azioni co-creatrici, gli ego di quella tribù furono assaliti dal timore di fronte alla differenza, seppur sana, esistente tra questi sistemi di valore del tutto compatibili tra loro. Essi attribuirono un’eccessiva importanza alla legittima funzione di mantenimento del loro corpo fisico, e sempre più ritennero che i nostri spiriti non mostrassero sufficiente rispetto nei confronti dell’universo materiale. Non vedendo in essi altro che frivolezza ed irresponsabilità, rifiutarono i nostri valori spirituali e si identificarono con un’unica tessera del mosaico, con un unico aspetto della totalità del loro essere. Non compresero che, così facendo, essi rifiutavano in realtà il loro vero essere, optando invece per identità dal carattere fittizio e mortale. Il loro sguardo era concentrato solo sulle ombre e non percepiva gli esseri luminosi che le proiettavano.
Ritenendo che lo spirito estraneo a loro stessi, gli ego ruppero i legami con il disegno interiore destinato a guidare il pianeta nella moltiplicazione e nello sviluppo delle sue specie. L’incarnazione dei nostri spiriti angelici non potè proseguire in seno a questi popoli, e la creazione dell’umanità rimase incompiuta: senza la sua cooperazione, indispensabile per stabilire il collegamento spirito-ego, una tale comunicazione non poteva avvenire.
L’umanità era ancora in fase di creazione quando gli uomini, dominati dal loro ego, fuggirono nella giungla. Li richiamammo indietro:
«Qualsiasi cosa stiate facendo, non interrompete la comunicazione stabilita con noi! Senza le informazioni percettive trasmesse dai vostri spiriti invisibili, non potrete mai sopravvivere come esseri coscienti nella giungla della materia subcosciente. Non possedete una visone globale della situazione. Non contemplerete la foresta osservando gli alberi. Tornate indietro! La vostra coscienza non può rimanere intatta, se è la paura a guidarvi. Conoscerete il dolore, la sofferenza e la morte.»
Ma gli uomini, dominati dall’ego, non tennero in alcun conto questo avvertimento e si volsero verso mondi illusori. La paura suscitò in loro un’agitazione emotiva che crepitava con incessanti interferenze sulle frequenze destinate in origine alla comunicazione tra noi. Ci fu da allora impossibile stabilire il contatto e fummo costretti a lasciarli andare. Nella visione complessiva della gestazione terrestre in corso di svolgimento, il libero arbitrio degli uomini costituiva in effetti un elemento indispensabile.
Col trascorrere dei millenni, gli ego focalizzati sulla paura finirono col dominare altri popoli; la guerra fece la sua comparsa, mentre gli ego incentrati sull’amore diventavano via via sempre meno numerosi. Principale motivazione degli uomini, la paura soppiantò l’amore e non tollerò la presenza di nessun altro dio.
Fu così che l’ego venne ad occupare una posizione di primo piano nell’identità umana, divenendone il centro.
La gravità delle ripercussioni superò ogni immaginazione: molte società umane, in precedenza unite da legami tribali, iniziarono a disperdersi e a decadere; simile ad un animale che generi l’ignoranza, l’epoca barbara degli uomini delle caverne si dispiegò liberamente sulla Terra. I progetti relativi al mondo spirituale e le direttive trasmesse dal Grande Spirito affinché gli uomini facessero buon uso del loro corpo caddero nell’oblio, i sistemi concepiti allo scopo di guidare il pianeta finirono in corto circuito, e il sistema di comunicazione stabilito per collegarci con le nostre creazioni non funzionava ormai più. Ci rimaneva un’unica soluzione: guidare queste genti ribelli dall’esterno, nella speranza che un giorno avrebbero imparato.
Ci premeva vedere la nostra gente tornare a correre con passo lieve attraverso prati e foreste o comporre canti che avrebbero diffuso la gioia sulla Terra e tra i suoi abitanti, anziché dibattersi nel dolore e costruire capanne e tuguri lungo sponde sovraffollate dei fiumi. Eravamo impazienti che le società bellicose smettessero di ferirsi a vicenda e d’invocare a gran voce le immagini di un Dio ora scolpito nella pietra. Desideravamo con tutto il cuore che gli uomini potessero nuovamente contemplare con i loro occhi lo spirito del Dio vivente, al contempo Potenza Creatrice della Madre Terra ed eterno Fuoco dello Spirito Solare. Ci premeva veder gli uomini salutare con gioia il nostro ritorno, allo scopo di portare a termine il disegno volto allo sviluppo ottimale del nostro sacro universo.
Ma allora era così difficile entrare in contatto con i vostri antenati! Giacché quando gli esseri umani rompono il legame cosciente che li unisce al Grande Spirito, essi si addentrano nei regni nebulosi del subconscio, laddove regnano giustizia, educazione ed evoluzione. Questi mondi crepuscolari sono governati con severità dai Signori del Karma i quali, simili ad arbitri competenti, controllano tutto quanto è giusto o sbagliato e badano a che i conti siano in pareggio alla fine di ogni periodo.
Al fine di salvare il maggior numero possibile di uomini, vennero isolati dei sistemi chiusi – tribù, nazioni, talvolta persino interi continenti – in modo da poter garantire ai loro abitanti il diritto di scegliere il proprio modello educativo.
Trascorsero così decine di migliaia di anni, traboccanti di epopee, storie ed avventure.
Noi, gli Esseri dei regni angelici, ci sforzammo di mantenere l’armonia nel maggior numero possibile di territori. Per millenni esercitammo una benevola assistenza nei confronti delle razze guerriere, e molte tradizioni definiscono il periodo nel quale sovrintendemmo al pianeta “l’epoca degli dei”. Ma mentre i vostri antenati si moltiplicavano, poco per volta il linguaggio del Popolo Alato si estinse: con discrezione, ci facemmo da parte affinché il ciclo del vostro apprendimento potesse compiersi.
Quando i popoli guerrieri divennero bellicosi, le genti tranquille e pacifiche, quelle rare incarnazioni i cui ego ancora colmi d’amore servivano gli spiriti di Dio, si rifugiarono sulle colline, le montagne e le isole del pianeta. In alcune di tali tribù eravamo totalmente incarnati e potevamo guidarne i membri dall’interno, mentre, in altre, gli individui si rivolgevano a noi per ottenere consigli, ma ci consideravano come esseri estranei, e per questo motivo eravamo costretti a guidarli dall’esterno. Insieme a queste tribù, ci ritirammo sulle cime dei monti; quando fu necessario, salimmo ancora più in alto. La maggior parte di noi scelse alla fine di non incarnarsi più e di spiccare il volo nei cieli, in attesa di poter nuovamente ritornare.
Tuttavia, anche durante i periodi nei quali molti di noi non potevano incarnarsi, fummo presenti per educarvi, insegnarvi e, come avrete modo di vedere, influire sul corso degli eventi umani.