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Una vita per salvare la foresta

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Il 14 dicembre è trascorso un anno da quando Miranda Gibson ha deciso di vivere sopra un albero, un eucalipto di 400 anni, alto 60 metri, all’interno di una foresta di 572mila ettari, quella della Tasmania meridionale, in Australia. Miranda ha 30 anni, è un’insegnante delle superiori e ha scelto di mettere in pausa la sua vita pur di salvare la foresta una volta per tutte. Dal primo giorno ha promesso che non scenderà fino a quando il governo non approverà una legge per proteggere l’area.
 
Forse un anno fa non avrebbe immaginato che le cose si sarebbero protratte così a lungo avvicinandosi al record di Julia Butterfly Hill, la quale ha vissuto 738 giorni su una sequoia della foresta di Headwaters, negli Stati Uniti: “Spero di non essere costretta a battere il record di Julia – ha affermato Miranda raggiunta via Skype – perché questo vorrebbe dire trascorrere un altro anno sull’albero. Io farò tutto quello che è necessario per il suo bene, ma spero che la foresta venga protetta prima di allora. Ogni giorno che trascorro qui, è un giorno in più che è sotto minaccia”.

A ottobre i negoziati tra governo australiano, aziende e ong ambientaliste sembravano bloccati per l’incapacità di raggiungere un compromesso. A fine novembre le parti sedute al tavolo hanno trovato un’intesa. Miranda, però, non si è lasciata prendere dall’entusiasmo. In un video pubblicato sul suo blog ha cercato di spiegare perché secondo lei la battaglia non è ancora vinta, rispondendo così alle decine di persone che le chiedevano perché non avesse ancora toccato terra.

Per prima cosa l’accordo dovrà passare dal parlamento per essere approvato e questo significa che fino ad allora le cose non cambieranno. Il secondo aspetto non convince neanche gli organizzatori della campagna Still Wild Still Threatened: nell’accordo ci sono troppi passaggi poco chiari, espressioni ambigue che rischiano di lasciare aperte delle porte per condurre attività di deforestazione.

Ecco perché la battaglia non può dirsi conclusa. Anzi, secondo Miranda questo è il momento per aumentare la pressione. Così il 14 dicembre ha deciso di organizzare un evento per celebrare l’anniversario della sua scalata: “Festeggerò con un evento a cui possono partecipare persone da ogni parte del mondo attraverso una videochat in diretta che terrò da quassù. Risponderò alle domande che mi verranno inviate, la gente potrà interagire inviando foto e video. Spero che sempre più persone ‘salgano a bordo’ per celebrare la foresta e riuscire, tutti insieme, a proteggerla”.
 
Se da un lato gli scienziati hanno già espresso la loro opinione, proclamandosi favorevoli all’inserimento della foresta meridionale della Tasmania nella lista dei patrimoni dell’umanità, dall’altro le aziende che producono legname, sempre più in crisi, non vogliono mollare il colpo, guardano solo al profitto a breve termine, quando in realtà una conversione dei servizi offerti in favore di attività di tutela, sarebbe più vantaggioso nel lungo periodo. Per tutti.
 
Lo scopo di Miranda Gibson e di tutti quelli che in questi mesi le sono stati vicino è anche questo: “Spero proprio che venga siglato un accordo che protegga veramente la foresta e cambi la mentalità dell’industria in favore della conservazione”. L’idea di dare un valore monetario alla natura per rendere più comprensibile la sua importanza attraverso un ritorno economico, oltre che sociale, non è nuova, né recente, ma far entrare nella logica di mercato questo modo di guardare ai beni naturali non è facile. È difficile quanto scalare una montagna, anzi come vivere per un anno su un albero.

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